Michele Papetti è un ragazzo d’oro con una passione sconfinata.
Impossibile non restare affascinati dai lavori del giovane Michele Papetti. Lavori che, seppure provengano da un qualcuno che si è appena avvicinato al mondo dell’illustrazione e dell’arte, più in generale, denotano comunque una maturità ed una delicatezza, nella loro semplicità, disarmanti. Questo è talento. E per questo abbiamo deciso di iniziare con Michele la nostra nuova rubrica Design Stories, che vedrà periodicamente, da oggi in poi, un artista italiano raccontarsi sulle nostre pagine, e, in alcuni casi, creare insieme a Wood’d delle magie per chi ci segue e seguirà. Non rubiamo spazio oltre, andiamo avanti subito, e…buona lettura!
Ciao Michele! Ci racconti chi sei e come è iniziato il tuo rapporto con il disegno?
Mi chiamo Michele Papetti, ho 25 anni e vivo a Marina di Ravenna, un piccolo paese di mare in provincia di Ravenna, lugubre d’inverno e pieno di gente in estate. Ho cominciato a disegnare seriamente nel 2014, mettendo i miei lavori su Instagram, quasi per gioco. Da lì in poi è stato un continuo cercare nuove soluzioni artistiche, perché mi piace sperimentare nuovi stili e trovare nuove metodologie di creazione.
E come descriveresti la tua arte?
Prendo molto seriamente il mio lavoro ma ancora non so se posso definirmi un artista. Cioè, io mi sento un artista, però talvolta mi chiedo se la mia arte possa davvero essere definita arte. Ma alla fine chi se ne frega. Di certo so che mi piace molto disegnare, e anche quando non disegno penso sempre al disegno, anzi io penso molto di più al disegno di quanto effettivamente io disegni, e questo vale per ogni altra tecnica che utilizzo. Ho un approccio molto mentale alla cosa.
Siamo curiosi, ci descrivi la tua giornata tipo?
Tutti i giorni vado a fare colazione al bar con i miei due migliori amici, nonché ex-compagni di scuola elementare, medie e superiori. Poi torno a casa e mi metto al lavoro. Se ho delle commissioni lavoro su quelle, se non le ho disegno per conto mio oppure ricerco e studio. In generale le idee migliori mi vengono durante il giorno. Prima di andare a letto di solito gioco un paio d’ore ai videogiochi, di cui sono un fanatico. In quest’ultimo periodo inoltre ho una nuova passione: le grigliate con i miei amici. Almeno una volta alla settimana ce ne facciamo una. Durante l’estate la mia routine cambia un po’, perché sono un grande appassionato di beach-tennis e il pomeriggio lo passo quasi sempre in spiaggia a giocare, quindi lavoro più che altro il mattino oppure di notte.
Da appassionati di tecniche e spazi di lavoro, quali sono le tue preferite e come è fatta la tua scrivania?
Fino ad ora ho sempre lavorato in camera mia, una mansarda. Piccola, scomoda e buia. Da pochi giorni ho trovato uno spazio in cui lavorare. È davvero un bello spazio e spero di sfruttarlo al meglio, magari provando a dipingere anche su dimensioni più grandi. Le mie tecniche preferite – al momento – sono il pennarello scarico e il collage, ma credo che quando mi trasferirò definitivamente a lavorare nel mio studio mi concentrerò maggiormente sulla pittura con gli acrilici e lo spray.
Parlando di ispirazione, dove prendi la tua e cosa influenza maggiormente il tuo lavoro?
Questa è una domanda difficile. Non so rispondere con esattezza. Sicuramente dalle esperienze quotidiane e da quello che mi circonda. Mi rendo conto che la risposta potrà sembrare banale ma è quello che mi sento di dire. Mi piace molto ascoltare la musica mentre disegno, e credo sia una fonte di ispirazione importante.
Prima di concludere, cosa hai preparato per Wood’d?
Ho preparato una selezione di alcuni lavori a cui sono legato. Alcuni provengono dalla mia prima mostra personale dello scorso ottobre, chiamata “Al Macero”.
“Per la cover ho deciso di utilizzare un mio vecchio disegno, che si prestasse a varie interpretazioni e che giocasse tra inquietudine e stravaganza.”