Un viaggio musicale triangolando Napoli, Parigi e Londra.
Dirton ha ventisei anni, viene da Pompei (Napoli), e, come tanti suoi coetanei, ha iniziato a comporre musica nel buio della sua stanza, immaginando scenari lontani e provando a tracciarne i confini con la fantasia. In un viaggio attraverso i ritmi dei cinque continenti, da poco è uscito “Kenya Che?”, il suo nuovo EP sulla label Malinka Sound. Dall’afrobeat alla tradizione disco italiana, in un triangolo magico che unisce le principali capitali mondiali del ritmo. Sosta doverosa qui per noi ad Uncovered, per portarci un nuovo episodio di Wood’d Vibes, indeed. Buon ascolto!
Ciao, benvenuto su Uncovered, come ti chiami e c0sa fai?
Sono Lorenzo, nome d’arte Dirton, sono un produttore e vengo da Pompei.
E come hai iniziato ad interessarti di musica?
Ho iniziato a fare musica circa 8 anni fa, seguendo le orme di mio fratello maggiore, che ormai produceva musica già da qualche anno.
Quali sono le correnti che maggiormente influenzano il tuo suono?
Sono sempre stato un grande fan del blues e del jazz, in particolare di James Brown. Ma quando arriva il momento di comporre, le più grandi ispirazioni vengono da progetti come Stones Throw, il suono di Los Angeles, gente come Knxwledge, MNDSGN, i Rhythm Section…oppure dalla scena jazz londinese, come Henry Wu Al Dobson. E tanta tanta afrobeat.
Da dove hai preso ispirazione per questo mix?
Le percussioni, il ritmo, le vibrazioni felici, e le nuove produzione di Peggy Gou.
Cosa hai preparato per Wood’d?
Una piccola selezione di pezzi vecchi e nuovi, da tutto il mondo, per ballare senza pensieri.